Domenica scorsa. Come tutte le domeniche, ho il turno pomeridiano di lavoro. Attacco prima delle sedici e quasi da subito c’è una discreta affluenza di gente alla sala da thè. Alle 20 suonate io e E., il ragazzo tuttofare che in certi momenti è davvero un aiuto provvidenziale per me chiudiamo e cominciamo a riordinare, dopo aver spento tutte le luci principali. Da basso la voce del baristone tuona “Riaccendete la luce!!!” e subito sentiamo i passi di qualcuno sulle scale che portano alla sala. Entrano tre nuovi clienti ai quali TEORICAMENTE, il F.d.C. avrebbe dovuto dire che il locale era chiuso. Io ed E. ci guardiamo con un’aria sconsolata negli occhi e un istinto omicida nelle menti. Scruto di sottecchi i tre avventori che ignari stanno sedendosi ad un tavolino e capisco il perché di tanto riguardo: uno dei tre è un VIP, nientequaquadimeno che Fabrizio Maturani. CHIIII?!? diranno subito i miei piccoli lettori. Ok, traduco: Martufello, definito sul suo Official web site “er comico burino che te fa ride ‘n casino”. Alzo gli occhi al cielo, per niente turbata alla vista della star del Bagaglino e sussurro a E.: “Ci mancava Martufello, ci mancava…”. Ma noblesse oblige, anzi, travail oblige. E. si avvicina e borbotta un “Cosa prendete?”. Intervengo io, un pelino più diplomatica, e porgo i menù delle cioccolate e delle tisane. I tre astanti sono sorridenti, molto gentili, non se la tirano e io mi ammorbidisco, anche se non dò segno di aver riconosciuto Martufello (che poi sti VIP, se li riconosci si scocciano per la privacy, se non li riconosci si scocciano lo stesso…). I due sconosciuti prendono due cioccolate, il comico chiede un thè, perché quella sera deve lavorare e la cioccolata è troppo pesante, e si affida al mio gusto per il tipo di miscela. Gli porto un thè nero alla vaniglia che sembra gradire, poi torno al mio posto, dietro il banco, in osservazione con il fido E. a fianco. Il terzetto si trattiene un po’ al tavolino, chiacchierando di macchine e moto ma la loro permanenza termina presto. Il signor Maturani, distinto d’aspetto e impeccabile nell’eloquio tanto quanto è cafone e trasandato il personaggio che interpreta, si avvicina al banco per pagare e io lo avviso che il pagamento è da effettuare alla cassa del bar a pianoterra. Lui rimette via i soldi (nemmeno lui lascia le mance, sappiatelo), fa per allonatanarsi, poi ci ripensa, torna sui suoi passi e porge la mano prima a me poi a E., salutandoci con estrema cortesia. Gli sorrido e gli chiedo:”Ora va al lavoro?”. “Sì” risponde lui con naturalezza. “Allora, come si dice?” e lui “In bocca al lupo va bene” e io “In bocca al lupo, o merda!, come dite nel vostro gergo”. Ma lui si sta già allontanando, forse distratto, forse un po’ perplesso. Penso automaticamente a tutti i clienti bene del bar, che mi vedono spessissimo da quattro anni ma che se mi incontrano per strada, senza grembiulino, nemmeno mi salutano; che mi chiamano “cava” con la erre arrotata alla gianniagnelli perché non sanno il mio nome e che mi danno del tu come se fosse normale dare del tu ad una cameriera, sia pure ultraquarantenne e madre di famiglia. Chapeau a Martufello, alla sua gentilezza, alla cortesia dei suoi amici. Tutte cose normali, che in certi contesti assumono un sapore di eccezionalità.
Mentre riordiniamo (stavolta per davvero) la sala, E. mi guarda in tralice, anche lui piacevolmente colpito da quel riguardo, magari solo formale, ma innegabile: “Hai visto…ci ha dato la mano…” e io, ridacchiando “Sì sì, n’altro po’ ci chiedeva pure l’autografo!”.
P.S. battuta del F.d.C. in seguito al mio resoconto dell’accaduto. “Ma tu non lo sai che quando è sceso, Martufello mi ha chiesto con aria stupita ‘Ma quella, era per caso ALIANORAH?!’. 😉
O.T. la foto del template è di Pino. “E chi è Pino?” Chi è Pino?! CHI E’ PINOOOO?!?!? Pino è quello bello, ma così bello che quando George Clooney va dal chirurgo estetico gli mostra una sua foto e poi gli dice: “Io voglio diventare così!”. Ciao Pino!