Cavolate di fine anno

Vi accompagno verso la fine del 2008, con una carrellata di chiavi di ricerca che…beh, leggete e fatevi due risate:

Cosa vuol dire fdc?: vuol dire che dovresti leggere più spesso il mio blog!
Gioco per scoprire la tua età celebrati: immagino che “celebrati” stia per “cerebrale”. Te la dico io, la tua età cerebrale: bassissima.
Il mio cane ha tanto mal di gola cosa fare?: ma te lo ha detto lui?
Cose il seeso e cose l amore: ma soprattutto: cos’è l’italiano?
Aumentare statura subliminale: la statura che?!
Il mio ex pisellino: EX pisellino perché ora è un pisellone o perché…zac!?
Rincoglionito è una parolaccia?: diciamo che non è esattamente un termine elegante…
Mio figlio è diventato uomo muscoloso: forse se fosse diventato una bionda mozzafiato avresti avuto qualche motivo in più di perplessità.
Se sei acida tromba: e questo mi pare un ottimo consiglio!
Spero che tu ti ricorda: se mi ricorderei, ti inviassi una grammatica .
Perchè gli piace fare l’amore al buio: o ce l’ha piccolo o sei una cozza.
Cos’è la foca: è quell’animole che vove nelle mutonde delle donne.
Con chi è sposato umberto tozzi: con sua moglie, suppongo.
In gaudio venenum: ma come, come, COME potete scrivere queste cazzate?
Come si mangia un cornetto?: hai presente quei cosi bianchi che hai in bocca? Prova con quelli!
Quanto è alto l’uomo perfetto?:  “uomo perfetto” è un ossimoro…e tu chiedi anche quanto deve essere alto?
Aspettare che l’uva faccia i fichi: eeehhh?
Qual’è il paradosso temporale in l’esercito delle 12 scimmie: ma quel film è tutto un paradosso temporale. Aspetta…ma sai cosa vuol dire “paradosso temporale”, vero?
Iva zanicchi in autoreggenti: ma tu non stai bene…!
Prima odiavi solo i bambini alianorah: mi sto facendo una bella fama, su internet.
Come è fatta la fica di una quarantenne: oddio, perché, com’è fatta? Me la devo controllare!
La zia fa sesso con il cugino di mia mamma: è un indovinello o è Beautiful?
Se metto una patata nelle ciambelle: sempre meglio che mettere delle ciambelle nella patata.
Alianorah figlia mia: mamma! Come ci sei finita qui?!

Un giorno speciale

Bellissimo Natale, questo Natale appena trascorso. Bello perché allegro, caldo, pieno dell’affetto delle persone che amo e che mi amano, familiari e amici. Dopo il rituale dei pacchetti scartati sotto l’albero a mezzanotte della Vigilia, con Lollo che piangeva di gioia per aver ricevuto il regalo (costosissimo) che desiderava, e io che guardavo con stupore il primo vero regalo che mio figlio mi abbia mai comprato, di sua iniziativa e con i suoi risparmi, pensavo che il meglio fosse già accaduto. E non parlo davvero del valore economico dei doni, ma del significato e della gioia (magari un po’ venale, per quel che riguarda il figliolo, ma sincera) che hanno portato in tutti noi. Perché magari i soldi son pochi, ma le intenzioni sono buone, e sono di quelle che veramente alimentano la fiammella che ci tiene caldo il cuore.

Ma tanti bei momenti avrei ancora vissuto il pomeriggio seguente, da quando la prima delle mie amiche storiche, T., è arrivata :”Sai, sono venuta presto perché sono andata al cimitero (io abito vicino al cimitero n.d.A.), e per risparmiare benzina non son tornata per niente a casa”. Dite che non è una frase carina? Ma niente affatto! Io adoro T. perché è così com’è, cioè per molti versi simile a me. Il massimo della goduria me lo ha regalato quando, interrotta per l’ennesima volta dalla figlia decenne e petulante di una comune amica, che continuava a rompere perché voleva il pasticcino, e l’aranciata, e il tovagliolo, la mitica T. è sbottata: “Oh, ma sei proprio una rompico**oni! E che non hai le mani per prendertele da sola ste cose?” Pausa ad effetto mentre la pupetta la guardava tra lo stupito e l’affascinato e “E comunque poi ti racconto una bella storia!”. E io “Sì sì, di quelle che non fanno dormire la notte!”. La stessa T., più tardi, si è lanciata in un’animata esposizione della teoria del “karman positivo e karman negativo delle case”, in questo spalleggiata da un suo amico, che ho da poco conosciuto, che con aria ispirata sosteneva la stessa tesi, socchiudendo gli occhi tanto di frequente che ho pensato stesse addormentandosi (ma in realtà, mi ha assicurato, stava solo elaborando il tutto).

Poi è arrivata l’amica L., che conosco dai tempi dell’asilo, mamma felice di una pupetta di due anni, bellissima e buonissima ma dall’aria un po’ corrucciata. Fino a tre anni fa considerava tutti i bambini un po’ alieni e li riprendeva sovente (quelli altrui) con un certo sussiego e una certa dose di adulta severità, ma appena le ho chiesto “Ma tua figlia non ride mai?”, è partita lancia in resta “No, è una bimba allegrissima e dolcissima. Solo che non conosce nessuno e…”. L’ho stoppata “Uè, non fare la mamma , mica ho detto che tua figlia non va bene eh? la vedevo solo un po’ seria”. Aaahhh, lo dico sempre io…bisogna passarci, poi si cambia, eh, come si cambia.

E vogliamo tacere del Vicino di Casa che, pur malaticcio, è riuscito a portarmi il primo regalo della sua vita, specificando che era anche l’ultimo, e che la smettessi di rompergli le palle con richieste assurde, perché tanto non spenderà più un soldo per me. Ho accettato con entusiasmo sia il regalo sia la postilla, naturalmente a condizione di reciprocità :-).

Una nota a parte merita Alessandra, la mia amica del cuore: per problemi di parentame vario, è arrivata in ritardo, e tutti i presenti non facevano che chiedermi dove fosse, e quando sarebbe arrivata, tanto che per un momento ho pensato che forse erano lì tutti per lei più che per me.

E poi, il mio adorato ex marito, senza il quale il pomeriggio di Natale non sarebbe lo stesso, e P., altresì chiamato da me “l’uomo ideale”, soprattutto perché è l’uomo di L., che ne sopporta anche i lati negativi, mentre noi amici prendiamo il meglio del suo carattere e della sua simpatia dirompente.

Insomma, un pomeriggio che è diventato sera inoltrata, e che si è concluso con un brindisi augurale, per me e per tutti noi. E mentre guardavo i visi cari che mi circondavano, ascoltavo quelle voci così familiari che non ho occasione di sentire spesso, ma che risuonano ormai da più di 20 anni nel salotto di casa mia e che sono ormai tradizionali come il panettone e “Tu scendi dalle stelle” ho pensato, davvero…ecco sì, adesso è Natale!

Quando si dice il caso…

Se scrivessi il copione delle mie vicende, non credo riuscirei a inventarne di più strampalate e improbabili.

Stasera alle 21.00 avevo appuntamento con un amico, R.,  per lo scambio di auguri e di strenne natalizie. Nel tardo pomeriggio,  R. mi telefona:

R.: devo annullare l’incontro. Un impegno di lavoro non mi permette di tornare presto a casa!

A.: vabbè, non importa. Ci sentiamo prima di Natale allora…

R.: eh, come non ci sentiamo, può anche darsi che troviamo il modo di vederci!

A.: ah R., a Natale mancano due giorni e tu domani sera sei a cena fuori!

R.: eh…sì…dunque…tu domani pomeriggio lavori, vero?

A.: sì.

R.: allora facciamo così. Passo io al bar verso le 19.30, così prendo anche un thè verde…

A.: …

R.: va bene?

A.: (soffocando una risata)…sì…va bene…A domani!

Chissà cosa penserà domani (ammesso che riesca a venire!) mentre, sorseggiando il suo infuso di thè verde preparato in un’elegante tisaniera in vetro e acciaio, aprirà il regalo che gli ho comprato: un’elegante tisaniera in vetro e acciaio e una confezione di thè verde…

Parallelismi convergenti

A casa mia il conflitto Nord/Sud si vive da ben prima che arrivasse il celodurismo di Bossi e dei Leghisti della piatta Padania. Mio padre è ciociaro di Ciociaria, terronissimo quindi e fiero di esserlo. Mia madre è piemontese D.O.C., cioè polentona all’ennesima potenza e sebbene abbia lasciato la Valsesia da quando aveva 14 anni, pensa, ragiona e parla con i parenti che ha in alta Italia in un tenace dialetto strettissimo e incomprensibile ai più.

Come siano riuscite a conciliarsi due mentalità così diverse, mi risulta incomprensibile, soprattutto tenendo conto che tra loro non è mai divampata la fiamma della passione che abbatte ogni barriera ed elimina ogni ostacolo. Però, a ben pensarci, forse il segreto è proprio nella natura del loro legame, di affetto profondo, stima reciproca e grande sopportazione. A volte però, è inevitabile, le differenze prendono il sopravvento, e chi ci va di mezzo è la sottoscritta che, essendo figlia unica, si carica di tutto il delizioso peso dei loro duetti:

Mamma di Alianorah: eh, quando ero piccola io, il mio paese era pieno di fascisti e nazisti. Ricordo la piazza principale coperta di neve e ai quattro angoli i corpi di quattro persone, un vecchio, due donne e un ragazzo, fucilati per rappresaglia.

Papà di Alianorah: eh, qui i tedeschi non c’erano, ma stiamo vicino a Cassino e ci hanno bombardato. Abbiamo dovuto lasciare la nostra casa e andare in campagna per lunghi mesi…

M.d.A.: io invece sono andata in montagna con mia madre, da suo fratello, mentre mio padre partigiano scappava con i compagni sulle Alpi svizzere per organizzare la Resistenza e sfuggire agli attacchi dei fascisti…

P.d.A.: qui non avevamo nemmeno il pane…

M.d.A.: noi mangiavamo solo polenta e castagne! Da voi si trovava la carne!

P.d.A.: però avevate il latte!

M.d.A.: sì, delle mucche che andavo a pascolare.

E così via…

Altro tema: il Natale.

M.d.A.: a Natale mi regalavano sempre i pentolini che si ammaccavano subito…

P.d.A.: a me invece il cavalluccio di legno che si smontava il giorno dopo e lo schioppetto che si incantava dopo due colpi. E poi facevamo l’albero con le arance e i mandarini attaccati, e dei torroni duri come sassi!

M.d.A.: invece mia mamma non mi faceva fare l’albero, e scappavo da mia zia che lo faceva, con poca roba sopra, perché da noi gli agrumi siciliani arrivavano poco e in scarsa quantità. E di dolci nemmeno l’ombra.

Arrivano dei momenti in cui ognuno parte per la tangente e continua il proprio racconto in una sorta di monologo, che si svolge in contemporanea con quello dell’altro. E a me un po’ viene da ridere, un po’ viene il nervoso, perché non è che succede adesso che sono anzianotti e pensano al tempo che fu. Lo hanno fatto SEMPRE. Sembra una gara a chi è stato più povero, se il discorso vira verso il patetico; o a chi era più felice, se la gara è improntata al positivo.

Però…però sono orgogliosa di loro. Perché tra brontolii e malumori sanno ancora sorridere. Vanno in giro a braccetto. Si lamentano l’uno dell’altra ma se non si vedono per dieci minuti, li vedi girare per casa e chiedere “Ma mamma dov’è?”; “Ma papà che fine ha fatto?”. E poi quando si ritrovano ricominciano a borbottare.

Sono orgogliosa, sì, e un po’ li invidio perché forse sono proprio le persone come loro che hanno capito il vero e più profondo significato della parola “amore”, senza nemmeno chiederselo mai, senza forse nemmeno mai dirselo. Quello che io non sono stata capace di fare nonostante mille sforzi e avvitamenti degni di un virtuoso dei tuffi; loro lo hanno raggiunto e lo raggiungono quotidianamente, vivendo insieme il buono e il cattivo tempo sotto il cielo della loro vita.

Dardos

Chit mi ha insignita del premio “Dardos” che accetto volentieri perché lui è una persona speciale. Sembra che il mio sia un blog rientrante nella categoria de ”i blog che hanno dimostrato impegno nel trasmettere valori culturali, etici, letterari o personali“. Ecco, certamente fatti (valori? mah…) personali ne racconto, ma per quanto riguarda cultura, etica e letteratura, ho qualche serio dubbio. RIngrazio Chit di cuore e vado ad illustrarvi le immancabili regole, a cui io stessa contravverrò.

dardos

Questo il regolamento:

1. accettare e comunicare il regolamento visualizzando il logo del premio
2. linkare i blog che ti hanno premiato
3. premiare altri 15 blog meritevoli avvisandoli del premio.

Premiare altri 15 blog è un impegno che va al di là delle mie forze attuali, per cui assegnerò il premio a altri sette blogger che leggo volentieri, senza nulla togliere a tutti gli altri miei amici di rete:

Guisito, perché è ironico, fantasioso, intelligente. E mi diverto con i suoi tornei enigmatici!

Romano, perché anche se scrive poco, non lo fa mai a caso.

Irish, perché il suo blog è uno scrigno pieno di curiosità affascinanti.

Mitì, perché sono innamorata della sua dolcezza e dell’affetto che permea sempre i suoi interessanti post.

Cristiana, perché il suo è un blog tosto, serio e ironico al contempo. E poi adora ricevere premi.

Fabrizio, perché scrive cose importanti, non è mai superficiale e ha creato “Rotocalco“, a cui indegnamente partecipo.

Sal Damiani, perché è giovane ma ha idee talmente mature da far paura. E perché è un pozzo inesauribile di cultura nell’accezione più ampia del termine.

Renata, perché è raro trovare una persona con una voglia di vivere e di sorridere più grande della sua.

Belinate prenatalizie

Ieri F., mio corteggiatore, sposato, maleducato e davvero poco, poco divertente,  per fare dell’ironia sul clima un po’ sonnolento che aleggiava nel bar ieri,  se n’è uscito con:

F.: ma siete morti! Questo è un bar di morti, con quelle facce serie!

Alianorah: perché non vieni a fare il pagliaccio qui davanti così ci fai ridere un po’!?

E’ sparito sorridendo a denti stretti. Chissà se stavolta me lo sono levato dalle scatole una volta per tutte?


Stasera a tavola, rivolta a mia mamma:

A.: certo che la Sacra Rota concede l’annullamento a tutti, dietro congruo compenso! Pensa…l’ex marito di Sabrina (una mia amica n.d.A.), cattolico convinto, ha mollato la moglie, si è innamorato di un’altra e per sposarla in chiesa si è fatto annullare il matrimonio dal Vaticano! E lui e Sabrina hanno fatto pure un figlio.

M.d.A.: ma chi? Sabrina Ferilli?!

Eh sì, come no. Perché io con le vip sono culo e camicia, tanto da chiamarle per nome e sapere tutti i cavoli loro da riferire a mia madre a ora di cena…


Per il chicken day di giovedì scorso, R., l’amico che si diverte a storpiarmi il nome, mi ha incaricato di comprare un vassoio di mignon perché lui non faceva in tempo. Per tutta la sera si è deliziato a prendermi per i fondelli (Maria Pirla, Maria Tarla, Maria Chiatta), mi ha detto che l’età per me avanza (Maria Sorda), che ormai sono a rischio Alzheimer e che dovrei andare all’ U.V.A. (Unità di Valutazione Alzheimer).

E poi si è dimenticato di ridarmi i soldi delle paste.

Il giorno dopo mi ha telefonato contrito e sconsolato per questa grave mancanza (non tralasciando di chiamarmi, en passant, Maria Cialda, visto che si trattava di dolci).  Ma io sono una tipa sportiva, l’ho volentieri perdonato e gli ho proposto di andare a farci visitare insieme. Sennò a che servono gli amici?


Oggi mi chiama al telefono M., vicino di casa, a cui rispondo sempre con un laconico “Oh”.

M.: ma sei emozionata nel sentire la mia voce? Dove sei emozionata?

A.: eh, non farmelo dire…Che vuoi?

M.: mah…niente, era per fare due chiacchiere…

A.: si, vabbè, quando devo venire ad aprirti la palestra?

M.: ah…sì sì, giovedì! Domani vengo a casa tua così ne parliamo e mi offri il caffè.

A.: appunto, io quello volevo evitare. Ma cambiando discorso, me lo hai comprato il regalo di Natale? E non portarmi una bottiglia di vino o di spumante che hai a casa da chissà quanto tempo, o un panettone che hanno regalato ai tuoi genitori e che tu mi ricicli perché ne hai altri dieci! E soprattutto, BASTA KIWI GIALLI!!!

M.: ecco, io proprio ‘sti regali lì, faccio in genere.

Ne dubitavate?


P.S. ho terminato le spese natalizie. Devo incartare i pacchetti, posizionarli sotto l’albero e pagare le bollette di fine anno. Adesso è Natale!!!

Generazione zeta

La mia è una generazione di depressi. Il Natale si avvicina e ci innervosiamo; siamo più tristi; avremmo voglia di ficcare la testa sotto le coperte e addormentarci fino al sette gennaio, giusto in tempo per vedere la Befana che si porta via sulla sua scopa turbo con abs, radio cd e quadruplo airbag (si è modernizzata) alberi illuminati, presepi, panettoni smozzicati, torroni sbriciolati, carta da regalo stropicciata, cenere e carbone. “Jingle Bells” ci stizza la nervatura; “Tu scendi dalle stelle” ci provoca orticaria. Se abbiamo ricordi molto tristi, questo è il periodo adatto a rispolverarli. Se, fortunati, non ne abbiamo, pensiamo ai Natali futuri, quando SICURAMENTE ne avremo e ci deprimeremo ancora di più. La mia è una generazione di pessimisti; e non è che non ne abbiamo nessuna ragione, ma a volte esageriamo. Ogni anno diciamo che non faremo regali a nessuno, poi cambiamo idea perché “altrimenti che Natale è”; ci sono i bambini; ci sono gli amici più cari; ci sono i parenti più stretti. Allora ci scervelliamo per cercare i regali adatti, a volte ci prendiamo, a volte no, ma inevitabilmente ci ritroviamo sempre per negozi all’ultimo momento, perché, infastiditi all’idea di dover affrontare la folla dei compratori folli, procrastiniamo. Con il bel risultato che alla fine non solo veniamo stritolati dai nugoli di coetanei nevrotici che hanno fatto il nostro stesso ragionamento; ma troviamo soltanto gli scarti lasciati dai più previdenti, che l’otto dicembre hanno già confezionato tutti i pacchetti da depositare sotto l’albero.

A casa mia il Natale è fonte, per me, di stupore. Mentre io, più vado avanti e meno l’abbozzo (quest’anno più che mai perché, vittima della recessione, mi ritrovo anche a lavorare meno degli anni scorsi), i miei genitori, baldi ultrasettantenni, manifestano entusiasmi di fronte a decorazioni, gingilli, statuine del presepe. Ogni anno, ai primi di dicembre, mio padre compra qualcosa di nuovo: un Gesù Bambino in terracotta dipinta; una minicapanna con mini Sacra Famiglia; un Angioletto di vetro con la lucina che cambia colore. Mia madre, addetta alle decorazioni pagane, cerca nuove palline, globi luminosi di vetro soffiato; dopo anni di albero di Natale argento e blu, ha deciso che stavolta lo voleva rosso e oro, e rosso e oro è stato. E non è che lo fanno perché c’è Lollo! No no, per loro il Natale è ancora e sempre una festa, da quando, piccolini, ricevevano arance e mandarini incartati nella stagnola, pentolini di alluminio che si ammaccavano dopo due ore e cavallini di legno che si sfasciavano al primo tentativo di galoppo.

La mia è una generazione cresciuta all’insegna del consumismo. Forse è per questo che il Natale è fonte di stress e non di gioia come dovrebbe essere. Perché fin da piccoli, abbiamo vissuto il Natale come baldoria e regali, ma in fondo i regali non ci mancavano nemmeno nei restanti undici mesi dell’anno.

Per chi invece lo aspettava come…l’Evento, misterioso e magico; come il Giorno in cui era davvero Festa per tutti…ecco, per loro forse questo periodo ha ancora un significato. Mi sento fortunata, perché il loro sorriso mi fa venir voglia di sorridere; il loro entusiasmo mi commuove. E anche io, nonostante sia di una generazione di pessimisti depressi, mi ritrovo a canticchiare, ogni tanto, Bianco Natale. E mi sento contenta.

Un nome, mille perché

Forse non tutti sanno che…il mio vero nome non è Alianorah. Ecco, sento già i cori di stupore levarsi da ogni dove: “ma come! non si chiama così?! e magari non è nemmeno una gallina libanese!!”. Ebbene sì, nonostante io non sia quel che si dice una persona normalissima, ho un nome da essere umano. Quasi. Qualcosa di strambo deve esserci anche nel mio nome, visto che per amore o per forza l’ottanta per cento delle persone o lo sbaglia o si diverte e modificarlo secondo l’umore. E così divento di volta in volta “Maria Grazia”, “Anna Carla”, “Maria Laura”, “Maria Paola”, “Maria Franca” fino ad un improbabile “Anna Laura” che non si sa bene da dove venga fuori.

Alle scuole medie, vista la mia non eccelsa statura ero “Maria Corta”. La mia migliore amica mi chiama “Maria Ciarla” quando parlo troppo; o “Maria Palla” quando divento lamentosa. Io la ricambio con un simpatico “Alestronza”.  Il mio ex analista, attuale amico, dopo aver trovato anche lui, similmente ad Alessandra, che “Maria Ciarla” mi si addice non poco, ha coniato un originale “Maria Ciurma” (gli ricordo, diosaperché, “una marinaretta”; meno male che non ha detto “una nave scuola”) e un più discutibile “Maria Tarla” non so bene se perché sono una che rimugina spesso o se perché sono fastidiosa come una tarlo.

E’ chiaro che poi cerco di vendicarmi alla prima occasione.

Questa in breve una telefonata tra me e il suddetto.

A.: giovedì sei invitato al “chicken day”.

R.: ah, e cosa ci sarà?

A.: pollo

R.: e come sarà questo pollo?

A.: morto

R.: immagino…cotto come?

A.: alla brace! E se non basta il pollo che compriamo…

R.: ma no, non chiedevo per la quantità!

A.: fammi finire! Se non basta il pollo che compriamo, ci sei sempre tu!

R.: non ti dico dove vorrei mandarti e comunque sarebbe un posto troppo angusto per quelle enormi corna da alce che ti ritrovi sulla testa! (che detto dal mio ex analista mi sembra davvero un ottimo, ottimo complimento 😦 )

E comunque ho trovato una nuova variante del mio nome:  “Maria Corna”.

Volete inventarne qualcuno anche voi?

“Solo una domanda”: le risposte

Avete partecipato numerosi alla mia provocatoria domanda: perché mi leggete ed essendomi stato impossibile, causa impegni lavorativi, rispondere come mio solito ad ognuno singolarmente, darò onore di pubblicazione alle risposte che mi sono sembrate più divertenti, simpatiche, sincere…ecco, praticamente a tutte, ma sono una quarantina e dovrò per forza operare una cernita. Le sceglierò quindi in base al mio personalissimo concetto di originalità, umorismo e…tenerezza.

Grazie cinquecento (mille è un po’ troppo) per aver partecipato e anche per non aver partecipato (mi riferisco a quelli che hanno evitato di insultarmi). Grazie cinquecento (e alla fine siamo arrivati a mille) a quelli che hanno scritto per la prima volta e pure a quelli che non hanno scritto ma hanno letto.

Ve lo dico ora e non ve lo dirò più: vi voglio persino un po’ di bene!

Ed ecco le motivazioni che ho scelto, difficoltosamente, tra tutte le altre.

Perchè è un blog rubizzo (Lario3)

Perchè scrivi in modo tale che dopo aver letto un paio di post non si può più farne a meno, perchè la mattina, per quanto abbia il muso da maiale so che se c è un tuo nuovo post riacquisterò una faccia un po’ più umana e mi farò una risata !
Quindi grazie ! (Belphagor)

Perché dopo la prima volta che ti ho letto mi è sembrato di conoscerti da anni  (unodicinque)

I tuoi post sono gli unici che leggo per intero. Qualche volta mi piacciono, qualche rara volta meno. Ma li trovo accattivanti e spesso sfrenatamente divertenti (Susanna)

Perchè scrivi molto bene, sei arguta, sensibile e intelligente.Perchè racconti di ‘piccole’ cose che io ritengo ‘grandi’.Perchè spesso mi ritrovo a condividere idee e sensazioni (Silvia)

Perché appena inizio a leggere un tuo post mi pongo la domanda: “Ma vediamo questa stupida dove vuole arrivare” (Guisito)

Per la varietà dei temi trattati, dalle avventure di FdC a quelle del magico Lollo, insomma… venire qui è come andare a casa di qualcuno con almeno una certezza e cioè quella che non ci si annoierà (Chit)

Perchè spero che tu me la dia (Pellescura)

Magari riuscissi a sapere il motivo di tutte le fesserie che faccio ogni giorno… (Brobdignag)

Quando una è innamorata pazza di me, leggere il suo blog è il minimo che io possa fare (Oscar)

Perchè sei contagiosa!!!! (Dedy)


Ed ora, a sorpresa, i premi:

Premio originalità a Lario3.

Premio cattiveria a Guisito.

Premio “tanto ci vediamo a Natale” a Brobdignag.

Premio “sono lusingata” a Susanna.

Premio sintonia a Silvia.

Premio amicone a Chit.

Premio modestia a Oscar.

Premio “obiettivo raggiunto” a Belphagor.

Premio parainfluenzale a Dedy.

Premio sincerità a Pellescura.

Un premio speciale a Fulvia che con il suo “NON LO SO” ha ancora una volta evitato di rispondere ad una domanda facendo finta di non volerlo fare, mentre in realtà non lo sa veramente.