Piange il telefono

La canzone “Se telefonando” non è tra le mie preferite, né come testo né come musica, però racconta una verità: descrive le pippe mentali che è capace di farsi una donna quando deve dire a un uomo “Ok, abbiamo fatto roba, ma mi sono sbagliata, di te non me ne importa nulla e chiudiamola qui”. Magari l’intento di Maurizio Costanzo, nello scriverla, era un po’ più romantico, considerata anche l’epoca a cui risale l’incisione, ma, in sostanza, è vero che noi femminucce ci facciamo sempre qualche problema di troppo, vuoi per eccesso di sensibilità, vuoi per paura di essere giudicate male, vuoi perché “siamo così, dolcemente complicate” e pure un po’ cretine. Ho cercato di immaginare allora un uomo, al posto della donna protagonista della canzone. Un tipo che ha passato una serata (apro una parentesi: nelle canzoni, l’amore esplode sempre di sera. Da “Venezia, la luna e tu”, a “Firenze sogna”, a “Tu ca nun chiagne”, dal nord al sud, è sempre quando non c’è il sole che gli amanti escono e si esprimono al meglio, come  i vampiri e le civette. Ma del resto, “La notte è fatta per amare”, no?) con una donna e la mattina dopo si accorge che sembrava fosse amore invece non era nemmeno un calesse ma tuttalpiù una carriola, cosa fa?

A Milano: “Os*ia, mi son trombato quella figa della Tati, ma mica c’ho voglia di rivederla… Stasera ne parlo un po’ ai raga in palestra ma intanto, se mi telefona, non rispondo mica!”

In Romagna (by Acrimonia): “Ciooo, air sera a sò andè cun sta gnoca, mo adess anò brisa voja ad ciamèla. Sl’am cema lia, an i arspond gnènc!”

A Roma: “Ahò, me so ‘ngroppato quella truzza de Debborah, ma nun la richiamo! Si me cerca lei, manco j’arisponno!”.

In Ciociaria (su suggerimento della mia amica Teresa): ”So it ch’ una ch(e) mo’ chisà ch’ se cred,p’ nn sapé né legg(e) né scriw,nn c(i) risponn manc’ agli t(e)lef’n”

A Napoli (con la supervisione di Spuzza): “Uh Marò e ch’ fatic’ stanott’, uagliù. Ma p’mmé è fernut! S’ putess sparagnà anc’ ‘e chiamma’!”

A Palermo: “Miiii…beddissima Santuzza! Ma accamòra, stanco sogno, nente saccio!”

Donne di tutta Italia, se avete passato una notte brava con un tipo e non sapete come dirgli che non ve ne frega niente…non vi preoccupate di fargli una telefonata per mollarlo. Tanto, nove su dieci, non risponderà nemmeno! 🙂

Nonostante tutto

Dovrei essermi abituata eppure…

…mi stupisco ancora nel sentire un’oca giuliva esclamare a “Uomini e donne” frasi del tipo: “Essi sincera!” (del resto, l’imperativo è un modo verbale ormai in disuso);

…inorridisco nel sentire Emilio Fede che, intervistato circa i suoi ricordi sulla notte in cui scoppiò la guerra del Golfo (notizia di cui, fortunosamente, diede notizia per primo in Italia), afferma “E’ stato un momento molto bello, emozionante!” (anche il cervello umano è sempre più spesso in disuso);

…vado in brodo di giuggiole quando qualcuno, inaspettatamente, mi dice quel che pensa di me e scopro che è esattamente il contrario di quel che credevo (in soldoni: io penso di essere considerata negativamente, invece ricevo un riscontro positivo);

…ci resto male quando, al contrario, vengo fraintesa e anche se agisco o parlo con le migliori intenzioni del mondo, vengo etichettata come “quella acida”. E non c’è verso di far cambiare idea;

…rido quando F.d.C., incaxxato per motivi suoi che nemmeno voglio sapere, mi ripete per l’ennesima volta “Sei insopportabile! Ha fatto bene tuo marito a lasciarti!”;

…mi batte il cuore quando, dopo essere stata sul punto di dire “basta”, le parole di qualcuno, imprevedibilmente, riescono a darmi l’energia per ribattere “basta un cavolo!”;

…riesco ancora a pensare “in fondo, domani è un altro giorno!”.

Ricominciamoooo!

Dunque…dove eravamo rimasti? Non me lo ricordo più e questo significa che non eravamo rimasti a un punto molto importante. Come se non bastasse, in questi dieci giorni in cui il blog è stato in relativo standby, a causa del “Concorso da Oscar” non è successo niente di nuovo anzi, in pratica non è successo niente, e questo non è buono. Vediamo…

Mi sono iscritta a Facebook e me ne vergogno profondamente. Ma poiché non tutto il male vien per nuocere (e questo proverbio ci sta come il cacio coi maccheroni, e anche questo cade a fagiuolo,  nettampoco questo calza a pennello ecc ecc ecc), grazie a faccialibro, come lo chiama familiarmente Lollo, ho ritrovato un compagno di scuola dei tempi del Liceo, trasferitosi 25 anni fa in alta Italia e dato per disperso da circa due decenni. E questo è buono, perché è una persona che ricordavo con piacere e che con altrettanto piacere ho riscoperto.

Poi…un mio amico ha sognato che mi baciava. Nel sogno però gli è venuta in mente la mia classificazione dei baci (baci “lap”, baci “slurp” e baci “gnam”), è andato in confusione e si è impicciato, col risultato che si è risvegliato col cuore in gola per l’angoscia di non sapere più come si fa a baciare. Morale della favola: “E’ tutta colpa tua! Tu sei troppo pretenziosa, con te bisogna essere infallibili!”. Sta’ a vedere che c’è il mio zampino anche nell’effetto serra e nella mancata estradizione di Battisti…

Poi…un mio lontano cugino, anche lui contattato su Face Book, 24enne, dopo aver letto il mio blog ha sentenziato “Sei simpatica e anche un po’ stronzetta”. E poi dicono che i giovani d’oggi non hanno le idee chiare e mancano del dono della sintesi.

Per concludere, un messaggio a tutti i maschietti che sbavano sui calendari della Canalis, della Chiabotto e di tutte le bonazze perfette che stanno appese nelle autofficine e nelle cabine dei camion. Vi sbatto qui una foto della sottoscritta, prima e dopo modifica effettuata dal mio caro amico “nessun nome” con un programmino freeware. Per la serie, tutte possono essere fighe anche a 40 anni, persino io!

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Un concorso da Oscar. Crea il tuo aforisma, seconda edizione. La premiazione.

Dopo il laborioso spoglio dei numerossissimi (ehm) voti, sono lieta di proclamare vincitore de “Un concorso da Oscar. Crea il tuo aforisma. Seconda edizione”, il mitico Spinoza con

“Non c’è vita prima del caffè”

che oltre a confermare il fatto che gli italiani sono un popolo di caffeinomani ed essere la traduzione del titolo del suo blog, mi rassicura su un dettaglio: il settore “bar” non è in crisi e posso sperare di continuare a lavorare dietro il bancone ancora per qualche tempo.

Il secondo posto va a pari merito a “L’aforisma vincente ti scappa quando il concorso non è bandito” e a “Il cretino è come un gas : occupa tutto lo spazio a disposizione“, rispettivamente di Bruno e di Willyco.

Il premio speciale della giuria, costituita da me medesima, va al n. 19 (che ha comunque un posto sul podio, avendo vinto la medaglia di bronzo con tre preferenze): “Non dite che non vi piacciono le cose storte mentre state mangiando una banana” del mio amato Guisito.

Grazie per aver partecipato, amici e nemici e anche di non aver partecipato, se non lo avete fatto. Quanto prima il qui presente blog riprenderà il consueto corso cazzaro, cioè, PIU’ cazzaro.

Un concorso da Oscar. Crea il tuo aforisma. Il red carpet.

Un ante scriptum: è uscito il nuovo numero di “Rotocalco“. Che ne dite di darci un’occhiata?

Avete partecipato numerosi a questa seconda edizione del concorso “Crea il tuo aforisma”, ed è arrivato il momento della pubblicazione. Ho omesso il nome degli autori cosicché possiate votarli senza essere influenzati da conoscenze pregresse (e, in ogni caso, se proprio volete sapere a chi vanno attribuite le frasi, vi basta andare a leggere i commenti al post precedente). A votazioni avvenute, modificherò questo post aggiungendo i nomi dei creatori con relativi link, non temete!

Avete tempo fino a venerdì per votare il vostro aforisma preferito, o citandolo per intero nel commento che lascerete, oppure semplicemente scrivendo il numero corrispondente. Entro la giornata di venerdì pubblicherò quindi il nome del “Miglior Creatore Di Aforismi Del primo Semestre Del 2009 Tra Tutti I Commentatori Del Blog Di Alianorah”.

Votate, votate, votate!

1) La ricerca universitaria è la variante intellettuale della gara a chi ce l’ha più lungo

2) Il pene del mio capo ragiona ed agisce in modo autonomo. E a tempo perso supplisce totalmente anche ai ragionamenti e alle azioni del suo cervello.

3) Non fatemi fare conti di prima mattina, le mie sinapsi sono ancora tutte aggrovigliate.

4) Io non credo all’11 settembre. Per me si è passati direttamente dal 10 al 12″.

5) Se i delfini fossero davvero così intelligenti eviterebbero di chiamare Flipper ogni loro discendente.

6) Vorrei sapere chi ha depositato all’ufficio brevetti il “progetto mamma”, per stringergli le mani !

7) A me l’ alcol mi manda un assegno ogni 27 del mese, sai com è, sono dipendente !

8 ) Un brutto naso può farti perdere un bel culo

9) Tutti richiamano, prima o poi…

10) L’aforisma vincente ti scappa quando il concorso non è bandito.

11) Noi abbiamo gettato il sasso nello stagno, ora tocca ad altri farlo germogliare.

12) Se non vuoi bere il caffè amaro, mettici lo zucchero.

13) Ho scoperto che entrare nelle grinfie di un ufficio pubblico è un pò come fare un esame all’università. E’ tutta una questione di culo.

14)  “TORINO” è talmente piena di meridionali che per correttezza bisognerebbe rinominarla “TerRINO”

15) Meglio nuora che suora.

willyco:  è qui che si partecipa al concorso per l’aneurisma?

16) Mi piace essere folle e uscire dagli schemi, ma solo quando il tempo e il luogo lo permettono.

17) Dovevo passare 2 giorni con il mio ragazzo a Urbino e per non farlo sapere ai miei mi sono inventata che dovevo fare il parziale di un esame all’Università. Mi sentivo in colpa però. Allora un mio amico mi disse: “Dovevi sì fare un parziale dell’esame…ma di coscienza però!”

18)  Non passatevi una mano sulla coscienza: potreste ritrovarvela sporca di un nero indelebile.

19)  Non dite che non vi piacciono le cose storte mentre state mangiando una banana.

20) A furia di passare la coscienza nella candeggina prima o poi si sgualcisce.

21) Sono stato battuto per un pelimetro.

22) La pisquanaggine è bipartisan.

23) Un buon capro espiatorio non vale mai quanto una soluzione.

24) Uomo e donna hanno tempi e ritmi diversi… il difficile è riuscire a sincronizzarli.

25) Vita zeppa, vita zoppa.

26) Il cretino è come un gas : occupa tutto lo spazio a disposizione

27) Larghi maglioni, stretti calzoni, questa è la moda dei ragazzi boni.

28 ) Il motto di emule: belli e bannati.

29) Non sposatevi, non fate figli io ho fatto l’uno e le altre. parlo quindi con cognizione di causa

30) Meglio un tirocinio aggratis oggi…che nemmeno quello…domani!”

31) Mocio in mano, notte in mona.

32) Non c’è vita prima del caffè!

33) La Storia sarà pure Maestra di Vita, ma l’Uomo è un pessimo alunno!

Se qualcuno si accorge che alcuni motti non sono originali, può segnalarli. I contravventori saranno severamente puniti.

VOTATE!

Un concorso da Oscar. Crea il tuo aforisma. Seconda edizione.

A sette mesi di distanza dalla prima edizione (sì, qui da me le edizioni dei concorsi sono come quelli del partito delle libertà: fanno come ca**o gli pare!), torna “Un concorso da Oscar. Crea il tuo aforisma”. Avete una frase che una volte vi è scappata detta facendovi poi pensare “perbacco, ma che bella frase?!”. Avete dato vita a un motto che forse non è proprio universale ma vi si attaglia come un abito cucito su misura dal sarto della maison di Armani (sempre che ci sia un sarto, o più sarti, non so come funziona una maison di alta moda)? Volete spremervi le meningi e creare un aforisma hic et nunc, ma anche ibi et deinde? Questo è il posto e il post che fanno per voi. Insomma, sembro un imbonitore ad una fiera di paese, ma se volete, scrivete nei commenti il VOSTRO aforisma. Tutte le frasi avranno pubblicazione sul prossimo post. Avete tempo fino a domenica sera, o anche fino a lunedì, non ho ancora deciso.

Una volta pubblicato l’elenco dei motti, sarà ancora il vostro turno: a voi spetterà infatti il compito di votare il vostro aforisma preferito e solo il vincitore assoluto godrà della proclamazione ambita di “Miglior Creatore Di Aforismi Del primo Semestre Del 2009 Tra Tutti I Commentatori Del Blog Di Alianorah”. Che come denominazione manca di sintesi, lo riconosco, ma mi sembra comunque un gran bel premio.

Dunque partecipate numerosi (anche voi che di solito vi nascondete dietro ambigue chiavi di ricerca del tipo “mio fratello in autoreggenti” o “formaggi radioattivi”) tenendo conto di poche, semplici regole:

1) ogni partecipante può postare più di un aforisma;

2) non c’è vincolo di argomento: si potranno proporre massime filosofiche, erotiche, politiche, satiriche, iperboliche, assurde. Sono escluse la volgarità gratuita, il vilipendio (non la satira) alla religione (qualsiasi religione), il razzismo.

3) gli aforismi devono essere originali, non scopiazzati, non plagiati;

4) non valgono detti popolari né proverbi (e questa è una ridondanza della regola numero tre, ma è tanto per precisare);

5) non si può votare il proprio aforisma;

6) il fantasma di Oscar Wilde non può partecipare.

N.B. il titolo conquistato non si perde con il nuovo concorso; ad esempio Lario, che vinse la prima edizione con “Solo lo stolto beve la benzina”, rimarrà ad libitum detentore del titolo per il secondo semestre del 2008, anche se ora la benzina è ribassata e costerebbe meno dell’acqua minerale, se non ci fossero tutte le tasse che ci sono.

Pronti? VIA!

Perché?

Qualcuno mi sa dire perché sulla confezione di alcuni medicinali (ad esempio il Maalox) è scritta l’avvertenza “tenere fuori dalla portata e dalla VISTA dei bambini”? Quale pericolo comporta, per un bambino, VEDERE un flacone di antiacido o una boccetta di vitamine, considerato che non sono nemmeno particolarmente attraenti per fini ludici? Immagino schiere di piccoli deficienti ignorare giochi, televisione e quant’altro e minacciare il suicidio se la mamma non fa afferrare loro l’accattivante bottiglietta piena di liquido biancastro contro il bruciore gastrico…

E qui apro una parentesi: una volta diedi un cucchiaio di Maalox al mio Vicino di Casa, che accusava sintomi di gastrite. Deglutendo, disgustato, commentò “sembra sperma”. Fu naturale per me chiedergli “E tu come lo sai?”. Mi garantì che in realtà non lo sapeva, ma una risposta chiara non me l’ha fornita…

Tornando al quesito iniziale, confido nel fatto che il mio eclettico blog sia letto da qualche medico o farmacista (Tere’, sei chiamata in causa in prima persona) in grado di chiarirmi le idee e spiegarmi questo busillis.

Leggera confusione

Primo pomeriggio. La televisione in cucina è sintonizzata su Canale5 che trasmette “Centovetrine”. C’è il primo piano di un attore che mia madre osserva.

Mamma di Alianorah: che simpatico!

Alianorah: (guardando perplessa la genitrice che non seguendo la soap non riconosce, generalmente, né gli attori, né le vicende)…simpatico? Quello lì?

M.d.A.: ma sì, Zanetti!

A.: (pensando a Giancarlo Zanetti, attore di teleromanzi negli anni ’70) ma che dici?

M.d.A.: sì, quello che non ha più le gambe!

A.: oh ma’, a parte che questo è “Centovetrine”, quello che dici tu è ZANARDI! Andrea Zanardi (lo so, è ALEX, me so sbajata pure io! n.d.A.), il pilota che perse le gambe durante una corsa!

M.d.A.: ah già… però questo gli assomiglia! A proposito, ti ricordi di Zanardi, quell’amico di tuo nonno che gli spediva cartoline dall’ospizio anche dopo che nonno era morto e si arrabbiava perché comunque non gli rispondeva mai?

A.: sì, me lo ricordo. Ma quello si chiamava ZANETTA.

M.d.A.: sì è vero, Zanetta. Era un tipo strano!

A.: …

Il bue che dice cornuto all’asino.

P.S. Fulvia, facciamo conoscere le nostre mamme! Sono certa che si intenderebbero a meraviglia!

E mettici una pezza!

Un’amica che non sentivo da moltissimo tempo mi telefona per sapere come sto. Io apprezzo molto, ma poi, parlando con Lollo, considero:

Alianorah: certo però che poteva anche venirmi a trovare!

Lollo: mamma…tu riesci a vedere il negativo in ogni cosa positiva che ti càpita! Se ti regalassero una Porsche, diresti “Sì, ma potevano anche regalarmi una Ferrari!”

Una favola

L’Angelo Nero, magnifico e splendente, vide la donna e l’uomo che dormivano l’una accanto all’altro, la mano nella mano. “Ecco” disse “li prenderò con me ora. Renderò eterno questo momento di serenità perfetta e risparmierò loro ogni affanno e ogni delusione che il futuro riserva agli esseri umani”.

L’Angelo Bianco, le ali arruffate e la veste stazzonata, gli si fece accanto. “Non dire idiozie! Il futuro riserva dolori ma anche gioie. Vuoi togliere loro la possibilità di vivere in modo intenso e coivolgente tutto ciò che è stato scritto nel Grande Libro?”

L’Angelo Nero guardò il collega con compassione. “Non mi convinci, Angelino. Il regalo più grande che si possa fare agli Imperfetti è quello di lasciare le tribolazioni della vita in un momento perfetto!”

Detto questo alzò una nera ala e stava per avvolgere le due tranquille figure addormentate quando la donna battè lievemente le palpebre e nella penombra della stanza guardò con tenerezza il suo compagno. Un’ombra le passò nello sguardo e in un attimo ricordò che poche ore prima il deficiente, fumando in casa nonostante gli fosse vietato, aveva bruciacchiato l’antico tappeto Kilim, regalo di nozze della zia Cunegonda buonanima. La dolce fanciulla fu presa da un rigurgito d’ira e tirò un affettuoso smataflone sul capino dell’ uomo, che, nel dormiveglia, le assestò una decisa pedata ad altezza stinco. Dopo questa simpatica baruffa, entrambi si voltarono l’uno di schiena all’altro e tornarono tra le braccia di Morfeo.

“Ecco qua!” esclamò stizzito l’Angelo Nero rivolto a quello Bianco. Per colpa dei tuoi discorsi velleitari, ho mancato il momento perfetto. Ora non avrebbe più senso prenderli con me, perché non sono altro che due esseri inferiori che dormono, tra tanti altri esseri inferiori addormentati”. E se ne volò via.

L’Angelo Bianco sorrise soddisfatto, osservando la coppia. Il furtivo solletico che aveva fatto sui piedi della donna per farla svegliare, il vago odore di sigaretta che aveva evocato nell’aria per farle ricordare il misfatto, erano serviti allo scopo. E lui, povero Angelo un po’ troppo imperfetto, aveva riparato alla piccola svista del pomeriggio quando, non resistendo al desiderio di tirare una boccata dalla sigaretta dell’uomo, aveva fatto cadere un po’ di brace sul polveroso tappeto della zia Cunegonda.

Distese le ali spiegazzate, accarezzò i due esseri inferiori che ora si tenevano di nuovo per mano e volò via dalla stanza, evitando per un pelo, anzi, per una piuma, di mandare in frantumi il prezioso vaso di cristallo di Boemia, regalo di nozze del cugino Orazio.

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