Sanremo è da poco terminato e io parlerò di canzoni. Non quelle del Festival, anche se faccio outing dichiarando che “Italia amore mio” fa cagare, ma al principe una bottarella gliela darei volentieri. Mi avventurerò invece sul delicato terreno delle canzoni che, più o meno volutamente, nascondono attraverso lievi metafore, doppi sensi non poco grevi.
Inizierei con “A chi la dò stasera (la mia felicità)” della non compianta (non che sia morta, porella, ma almeno non si fa vedere più tanto in giro) Nadia Cassini. Mi chiedo che bisogno ci fosse di specificare, pur tra parentesi, che cosa voleva dare la procace italo americana…
Proseguo con un’insospettabile Loretta Goggi che negli anni ’80 cantava “Pieno d’amore”. “Tutta scena caro mio, ridi troppo che cos’hai, ti darò una mano io se non ce la fai”. Una mano in che senso? E se non ce la fa a fare COSA? E prosegue con “Fammi un pieno d’amore”. Qui non ci vuole tanta fantasia nel capire a quale erogatore si riferisca la bionda soubrette, né che tipo di carburante desideri.
Scivoliamo ora su “Sbucciami”, del più virile dei cantantautori, più autore che cantante, italiani, Cristiano Malgioglio. Un brivido mi coglie quando con voce sensuale canta “Qui senza te io sbatto in aria i miei cioè ” (non riesco a immaginare i suoi “cioè” sbattuti in aria) e “Contratterò nella tua lista ci entrerò ” (e suppongo che non parli di lista elettorale, né della spesa).
Non tacerò del “Cobra” di Rettore, che non è un serpente, ha un blasone di seta e di ottone, è un nobile servo che vive in prigione (a volte prigioni molto piccole, ahinoi), e che…”si snoda, si gira, mi inchioda”!!! Avevo 14 anni quando questa canzone vide la luce, ero ingenua e non avevo mai visto un “cobra” dal vivo e nemmeno dal morto. Potete capire come mi immaginavo questo “serpente”, lungo, borchiato, che emanava effluvi venefici, si girava, si snodava…Praticamente il mostro di Lochness! Credo che questo testo abbia segnato la mia pubertà e sia responsabile del fatto che quando ho perso la verginità ero in un età in cui le mie amiche avevano già intere collezioni di serpenti sotto…spirito.
Anche “Donna con te” di Anna Oxa è misuratamente ambigua: “Le tue mani su di me stanno già forzando la mia serratura, ma la porta del mio cuore d’improvviso si aprirà…”. Ricordo che la canzone doveva essere cantata, originariamente, da Patty Pravo, che si rifiutò perché la trovava troppo volgare e lesiva della dignità femminile (chissà poi perché). E c’è da capirla, poverina…dopo “Pazza idea” in cui faceva sesso con uno e pensava a un altro; e “Pensiero stupendo” in cui fantasticava di un rapporto a tre; una semplice, serena trombata regolamentare doveva sembrarle perversa.
Se poi tra “Dammi solo un minuto” dei Pooh e “Un’ora sola ti vorrei” (per dirti quello che non sai) ci passano 59 minuti di attività non meglio definite, mi sento di solidarizzare con la compagna della prima delle due situazioni.
Concludo con una canzone di Tiziano Ferro che mi ha sempre lasciata un po’ perplessa “Ti voglio bene”. Io quando canta “Vorrei ricordarti che ti son stato vicino anche quella sera che ti sentivi strano. Ti ho sopportato. Però adesso non rivoglio indietro niente perché (…) ho tutto quello che mi serve”…beh, non posso fare a meno di farmi delle domande, darmi delle risposte e pensar male. O bene.
E a voi, viene in mente qualche strofa a doppio senso?